Nato a Livorno il 24 giugno 1866, morto qui nel 1942. Fu allievo del Fattori nella sua scuola di Firenze. Il suo primo dipinto, esposto nel 1890 a Torino, fu acquistato da quella Società di Belle Arti. Ha partecipato a quasi tutte le principali esposizioni italiane, di Venezia, Firenze, Bologna, Milano, ecc., e fu invitato alla I Quadriennale Romana. Sentì l'influenza del Fattori specie nelle sue vedute maremmane con cavalli. Al contrario di suo zio Cesare, poco accurato nella forma, dipinse a torti colori ottenendone una spiccata personalità. Il suo genere preferito fu la natura morta. La sua pittura, se pur discende da origini macchiaiuole, è arricchita da nuovi impulsi di grande potenza che lo avvicinano a Mario Puccini e anche, —cosa singolare, in un artista sempre vissuto in solitudine a Livorno, —agli impressionisti francesi e persino in qualche natura morta a Van Gogh. Nelle nature morte ha masse pittoriche dense, splendenti, di un poderoso rilievo accentuato da contrasti e accordi di colore: è la sua più personale originalità. Opere di gran pregio sono considerate: la Natura morta alla Galleria d'Arte Moderna di Torino; Un Costernane nella Collezione Angiolini di Livorno; Campagna toscana, in quella Innocenti di Torino; l'Autoritratto (raccolta Aspesi), Sinfonia in rosso (raccolta Veronelli), Paesaggio al tramonto (raccolta Bossi), I piccioni, Le aringhe, Sosta alla cascina, Garofani nell'anfora ecc. Mostre postume a cura di amici: a Milano nel 1942 e nel 1947, a Firenze (Galleria Michelangelo) nell'ottobre 1947, a Livorno (Mostra dell’800 livornese) nell'aprile 1948; a Torino nel 1961. Un suo allievo fu Angelo Volpini.

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