Nato a Firenze nel 1830, muore nella stessa città il 19 novembre 1919. É allievo di Giuseppe Bezzuoli ed Enrico Pollastrini all’'Accademia di Belle Arti di Firenze. Esordisce alla Promotrice di quella città con motivi storico-letterari: Cristoforo Colombo alla Rabida del 1853 e Michelangiolo che veglia il proprio servo Urbino durante la di lui malattia del 1855, ripresentato nel 1858 insieme a Cimabue vede Giotto. É abituale frequentatore del Caffè Michelangiolo insieme agli amici macchiaioli Vito D’Ancona, i fratelli Serafino e Felice De Tivoli, Lorenzo Gelati, Francesco Saverio Altamura, Giovanni Mochi, Ferdinando Buonamici, Stefano Ussi e Alessandro Lanfredini. Dopo aver preso parte come volontario, nel 1859, alla Seconda Guerra d'Indipendenza, si converte dal quadro di storia antica a quello di storia contemporanea, conseguendo il secondo premio per il tema “Episodi Militari” al Concorso Ricasoli con Il marchese Fadini salva la vita al generale De Sonnaz a Montebello, ora conservato alla Galleria d’'Arte Moderna di Firenze. Nel maggio 1861 si reca a Parigi assieme a Michele Gordigiani, Stefano Ussi, Giovanni Mochi, Antonio Fontanesi e Nino Costa, e qui incontra gli amici fiorentini Telemaco Signorini, Vincenzo Cabianca e Cristiano Banti. Rientrato a Firenze nello stesso anno, presenta alcune opere alla Prima Esposizione Nazionale, i soggetti biblici Susanna tentata dai vecchioni e Agar scacciata da Abramo, Il Marchese Fadini volontario nei cavalleggeri e Galileo Galilei innanzi al Tribunale dell’'Inquisizione, ottenendo una medaglia che rifiuta assieme ad altri dodici artisti per protesta contro la giuria ritenuta prevenuta e inidonea. Alle Promotrici del 1862 e del 1863 presenta le prime opere ispirate alla pittura del vero: le due tele intitolate Costume romano, Due contadinelle della campagna romana e Scena campestre. Durante i soggiorni a Castiglioncello, documentati dal 1863, presso la tenuta dell’'amico Diego Martelli, entra in contatto con Odoardo Borrani, Giovanni Fattori, Giuseppe Abbati e Raffaello Sernesi, dipingendo insieme a loro vedute campestri e marine: Veduta della campagna del Martelli, Marina a Castiglioncello, Casolari a Castiglioncello, Renaioli a Castiglioncello e Dopo la burrasca (1865 circa), quest’'ultima conservata nella Galleria d’Arte Moderna di Genova. A Firenze, nell'’inverno 1865-1866 circa, è ritratto da Giovanni Boldini nella casa di Diego Martelli (Milano, collezione privata, già collezione di Arturo Toscanini). Nel 1866, assieme a Raffaello Sernesi, Giuseppe Abbati, Eugenio Cecconi, Poldo Pisani e Gustavo Uzielli, parte volontario per la Terza Guerra d'’Indipendenza e viene fatto prigioniero a Bezzecca. Al ritorno a Firenze si dedica a deliziose scene di vita campestre - Raccolta delle olive nei dintorni di Firenze (1868) e Regalo per il padrone (1869) – accanto a quelle di genere ambientate nella campagna romana e in interni domestici che incontrano il gusto del pubblico e sono esposte e vendute anche all'’estero (nel 1879 espone in Suffolk Street a Londra). Tra queste opere si segnalano Il pifferaio (1881), La bolla di sapone (1886), La lezione di treccia (1888) e Scherzi col gomitolo (1888). Nel 1870 è nominato professore del Consiglio Accademico di Belle Arti di Firenze, carica che ricopre sino alla morte, avvenuta a Firenze il 19 novembre 1919.

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