Nato a Milano l’'11 dicembre del 1825 e morto nella stessa città il 24 novembre 1898. Si forma prima con il padre Giovan Battista sulla pittura sul vero e, più tardi, con Luigi Sabatelli e Giuseppe Bisi all'Accademia di Brera, dove nel 1845 vince il Premio Roma con il dipinto L’'incontro di Dante e frate Ilario. Si perfeziona in seguito a Roma, Venezia e Firenze, rimanendo affascinato dall’'arte antica, soprattutto del Rinascimento. Nel 1880 è nominato insegnante di pittura all’Accademia di Brera, carica che mantiene fino alla morte; due anni dopo subentra a Francesco Hayez nella direzione dell’'Accademia stessa. Durante i suoi quarant’anni di insegnamento ha come allievi, tra gli altri, Bouvier, Faruffini, Cremona, Ranzoni, Mosè Bianchi, Carcano, Tallone, Pelizza da Volpedo. Nel contempo è nominato direttore e prosecutore a vita del museo del cavalier Gian Giacomo Poldi Pezzoli (inaugurato nel 1881) e direttore della Pinacoteca di Brera, di cui promuove e riordina le raccolte. Si dedica prevalentemente alla pittura a olio e ad affresco, di soggetto storico e religioso e alla ritrattistica. Tra gli affreschi si ricordano la decorazione di San Spiridione a Trieste (1880 circa) e, a Milano, una sala terrena del palazzo Sola Busca già Serbelloni su corso Venezia, alcune sale di Palazzo Turati, i soffitti del palazzo Poldi Pezzoli e del teatro Manzoni (distrutti), la decorazione del gran salone della villa Ponti a Biumo Superiore (Varese). Tra le pale d'altare, l'Annunciazione nella chiesa di Valmarana (Vicenza), l'Estasi di San Francesco in Santa Babila a Milano, il Transito di San Giuseppe nella parrocchiale di Paderno d'Adda, l’Immacolata nella parrocchiale di Valmadrera (1885). Tra le pitture storico-romantiche emergono l'Ofelia (Milano, già nella raccolta Negroni-Prati-Morosini), Torquato Tasso presentato a Emanuele Filiberto (Palazzo Reale di Torino), Fanciulle tra colombi in un giardino (1869, Villa Belgioioso Bonaparte Milano), e varie altre, conservate presso la Galleria d’'arte moderna di Milano (Macerazione della canapa; La corte di Lodovico il Moro; Francesco Guardi che vende i suoi quadri; Paolo e Francesca; Entrata di Vittorio Emanuele II e di Napoleone III a Milano dopo la battaglia di Magenta, 1859). Dipinge inoltre i sipari del Teatro alla Scala (Feste atellane, Varese, Villa Ponti) e del Teatro Manzoni. Numerosissimi i suoi ritratti, da quelli dei membri della famiglia reale, replicati varie volte, a personaggi lombardi; molti di essi sono nel Civico Museo d’arte Moderna e Contemporanea del Castello Casnago di Varese (ad esempio, Donna con fiori, 1870 circa), nella Galleria d’'arte moderna di Milano e nella quadreria dell’Ospedale Maggiore (tra cui il Ritratto dell'avvocato Calcaterra, 1856). Oltre al ritratto e alla pittura storica e religiosa pratica anche l’'arte vetraria, della quale il padre e il nonno erano specialisti. Con la ditta famigliare “Fratelli Bertini”, in collaborazione con il fratello Pompeo, realizza le vetrate artistiche di prestigiosi luoghi di culto, in Italia e all’'estero, tra le quali si ricordano: il duomo di Como (1849-1850), il duomo di Milano (1852-1859) - dove svolge un restauro arbitrario, sulle orme paterne, smembrando e ritoccando i vetri antichi (1862, 1864-1865, 1867-1890) - i finestroni in facciata con S. Carlo, S. Ambrogio e l'Arcangelo Michele), il S. Martino di Lucca (1856), il S. Michele di Pavia (1861) e, dopo il 1866, la chiesa di S. Giulia in Torino, la chiesa di S. Maria sopra Minerva a Roma (sei finestre del coro e il finestrone della facciata), S. Petronio di Bologna, il duomo di Arezzo, i SS. Martiri di Arona (abside) e il santuario della Pietà di Cannobio; all’'estero, la cattedrale di Glasgow, il South Kensington Museum (Victoria and Albert) di Londra, il cimitero di Lima, la cattedrale di Rio de Janeiro. Sue opere migliori sono ritenute la giovanile vetrata con Dante e la Divina Commedia, esposta a Londra nel 1853 e ora all'’Ambrosiana, e le vetrate eseguite per Gian Giacomo Poldi Pezzoli.

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