Nato a Pisa il 16 agosto 1832 e morto a Firenze il 14 settembre 1905. Trasferitosi a Firenze nel 1840, è avviato all’'arte dal padre e, in seguito, si perfeziona prima sotto la guida del pittore e restauratore Gaetano Bianchi, poi, dal 1853, di Enrico Pollastrini presso l’'Accademia di Belle Arti di Firenze, esercitandosi nella pittura di storia con forti rimandi al Trecento e Quattrocento fiorentino. Nel frattempo, insieme a Telemaco Signorini e Vincenzo Cabianca, si avvicina all'’ambiente macchiaiolo gravitante attorno al Caffè Michelangelo e si esercita nei primi esempi della pittura dal vero nelle campagne attorno a Firenze (Pegentina, Pian del Mugnone). Tra i suoi primi dipinti, L’'atrio del teatro alla Pergola in serata di veglione con maschere (Milano, collezione Pontremoli) ottiene consensi alla Promotrice di Firenze e a quella di Genova del 1857, mentre La congiura dei Pazzi l’anno seguente è premiata con medaglia d’oro al Concorso Triennale dell’Accademia fiorentina. Nel 1859 partecipa come volontario, insieme a Signorini e Martelli, alla seconda guerra d’'Indipendenza; il primo dei suoi tre taccuini di viaggio (già nella collezione M. Galli di Firenze) documenta lo slancio patriottico di questi anni (1858-1859). Ritornato dalla guerra, nel 1860 continua la sua ricerca dal vero nel Valdarno fiorentino (Montelupo), con Banti, Cabianca, Pointeau e Signorini, e, nel 1861, nell’'Appennino pistoiese (San Marcello Pistoiese), con Raffaello Sernesi. Qui esegue, tra gli altri, quei dipinti che saranno presentati e premiati alla Prima Esposizione Nazionale di Firenze di quell'’anno: Dintorni di San Marcello, motivo dal vero, La raccolta del grano sull’Appennino (Milano, collezione Jucker) e Il 26 aprile 1859, quest’'ultimo celebre soggetto patriottico acquistato dal principe di Carignano. Dal 1862 inizia a esporre con frequenza e, a partire da questa data, durante l’'estate si recherà abitualmente a Castiglioncello ospite del critico Diego Martelli (Orto a Castiglioncello, collezione privata, 1862). Al 1863 risalgono le Cucitrici di camicie rosse (collezione privata), esposto quell’'anno a Torino insieme a L’annegata , La crestaina di Firenze, La mia cucina. Nel frattempo, assieme a Giuseppe Abbati, Silvestro Lega, Raffaello Sernesi e lo stesso Signorini, prosegue le proprie ricerche nella campagna presso Piagentina, alle porte di Firenze, località da cui prende nome il loro sodalizio artistico e dove andrà ad abitare verso il 1865. Qui realizza alcuni dei suoi capolavori: Speranze perdute, inviato alla Società triestina di Belle Arti nel dicembre del 1866, Le primizie (1867), L’Arno. Motivo dal vero (1868), Casa e marina a Castiglioncello (Montecatini, collezione privata), L’analfabeta, Il richiamo del contingente (1869), Scena domestica in giardino (già collezione Checcucci, Firenze), Conversazione in terrazza (1872). Nell’'estate del 1867, a Castiglioncello, stringe un sodalizio artistico con Giuseppe Abbati e Giovanni Fattori (Carro rosso a Castiglioncello, 1867, collezione privata). Da questo periodo comincia a dipingere vedute delle rive dell’Arno e del Mugnone, tra cui si ricorda l’'Arno a Varlungo, acquistato nel 1868 dalla Società Promotrice di Firenze. Nel 1870 partecipa all’'Esposizione nazionale di Parma con Il richiamo del contingente, nel 1877 a quella di Napoli con In attesa del pittore e Castiglioncello. Maremma toscana, e, ancora nel 1883, a quella di Roma con Curiosità, acquistato dal re. Nel 1875 è ancora con Lega per promuovere gli artisti più giovani attraverso una propria galleria d’'arte a palazzo Ferroni, presto fallita. Dal 1879 è nominato accademico Onorario di Merito presso l’'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. Nel 1880 invia a Torino Il bollettino del 9 gennaio 1878, ispirato alla partecipazione degli italiani alla morte di Vittorio Emanuele II. Nel 1886 presenta alla prima Esposizione di Belle Arti livornese La maricchia, L’'Arno presso la Casaccia e Vicolo della Scala Santa (Roma) e, l’'anno seguente, all’'Esposizione nazionale di Venezia Una vestale cristiana. Negli anni seguenti la sua partecipazione alle mostre si fa sempre più rara: nel 1896-1897 espone alla Festa dell'’Arte e dei Fiori di Firenze un’'opera nuova, In villeggiatura. Nel frattempo lavora come insegnante nel proprio studio, chiamato “Piccolo Pitti”, come decoratore di ceramiche presso la manifattura Ginori e come incisore e illustratore de “L’'Illustrazione italiana”. Muore a Firenze il 14 settembre 1905.

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Fiori per la Madonna - 1867

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