Nacque a Venezia nel 1872. Nel 1888 era iscritto all’Accademia di Venezia, ma la sua formazione avvenne soprattutto nello studio di Cesare Laurenti, noto e stimato pittore di tendenza simbolista, e nell’osservazione delle opere di Ciardi, Favretto e Nono, artisti dai quali egli avrebbe ricavato molteplici suggerimenti. Le sue capacità si dimostrano anche in talune opere di carattere nettamente simbolista (si confronti, ad esempio, La sera di Ca’ Pesaro, datata al 1899), oppure nel ritratto (si veda quello di Giuseppe Favaro del 1905), ma la sua natura fu sostanzialmente quella di un paesaggista ben incardinato nella tradizione del tardo Ottocento veneto, alla cui aura si sarebbe mantenuto fedele fino alla fine della sua vita, ricreandola in una vasta produzione avente a principale soggetto la campagna veneta e friulana. Nel 1895 partecipò alla I Biennale con un’opera, Averte faciem tuam, domine, a peccatis meis, che è nettamente sotto il segno di Nono e Laurenti, e che venne segnalata con il premio del presidente della giuria, William Michael Rossetti. Partecipò anche alla II e alla III Biennale, sempre con opere di carattere tra il simbolista e l’intimista, mentre nel 1901 fu presente al Salon di Parigi, a San Pietroburgo e a Lipsia, e infine all’VIII Mostra internazionale di Monaco di Baviera, con quadri di paesaggio in cui si andava definendo una pittura molto attenta alla vibrazione atmosferica. Egli avrebbe teso sempre di più a renderla, specie nei quadri di piccola dimensione, attraverso sfocature e controluce che si ricompongono poi, negli esiti migliori, attraverso l’attenta disposizione degli spazi. Nel 1900 si trasferì vicino a Treviso, dove realizzò una propria fonderia di campane, nel 1910 ancora un trasferimento, questa volta a Sacile, dove si sarebbe fermato fino alla disfatta di Caporetto. Sono di questi anni alcuni paesaggi della pedemontana pordenonese che si possono considerare tra i suoi risultati migliori, come per esempio Poffabro, del 1912, ma al paesaggio pedemontano e friulano C. sarebbe tornato spesso anche negli anni seguenti quando, dal 1918, si trasferì a Milano, dove trovò un ambiente favorevole alla diffusione della sua pittura. Nel 1924 divenne socio onorario della regia Accademia di belle arti di Brera. Continuava intanto la sua attività espositiva, che vide tappe rilevanti: nel 1909 ancora alla Mostra internazionale del Glaspalast di Monaco di Baviera; nel 1918 all’Esposizione nazionale di belle arti di Brera; nel 1921 alla I Biennale romana; nel 1926 alla I Biennale friulana d’arte di Udine, dove era presente con nove opere; nel 1930 mostra personale a Pordenone; nel 1931 a Parma, tra le altre. Cargnel morì a Milano nel 1931. L’anno successivo si tenne un’ampia retrospettiva alla galleria Milano di Milano, nel 1935 due sue opere erano presenti alla mostra dei quarant’anni della Biennale. Determinante poi, per una ripresa d’interesse verso l’opera del pittore, è stata la retrospettiva che si tenne a Pordenone, presso la galleria Sagittaria, nel 1968, come importanti furono quelle di Sacile, presso la chiesa di S. Gregorio, nel 1988, e ancora quella del Museo civico di Pordenone nel 1999 dove, all’interno dell’esposizione delle opere d’arte della Fondazione Pia Baschiera Tallon, venne allestita una ventina di suoi quadri. Nuclei di opere di Cargnel si trovano presso il Museo civico d’arte e la provincia di Pordenone.

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