Achille Cattaneo nasce a Limbiate, vicino Milano, nel 1872. Si forma all’Accademia di Brera, dove è allievo di Giuseppe Bertini, da cui eredita una prima impostazione romantica e un cromatismo nitido e pulito. In seguito, frequenta lo studio di Emilio Gola, che lo introduce invece ad una pittura di matrice post impressionista, caratterizzata da una pennellata fluida e veloce e da un cromatismo espressivo, che adotterà per la sua intera produzione. Achille Cattaneo adotta la stessa maniera del maestro Gola, ma invece di impiegarla per l’esecuzione di ritratti muliebri e nudi, si specializza soprattutto nella pittura di paesaggio. Nella sua produzione sono, infatti, cospicue le vedute di Milano, della Brianza, di Bergamo, ma anche di Venezia, città a cui è molto affezionato. La frequenta soprattutto negli anni Venti, quando partecipa a tre edizioni della Biennale. Soprannominato “pittore della vecchia Milano”, è autore di una vastissima produzione di vedute, in cui spesso i temi e i motivi risultano ripetitivi, come accade ad esempio per gli scorci milanesi dei Navigli. I suoi esordi sono legati, però, alla prospettiva di interni che lo riallaccia certamente alla tradizione della pittura prospettica della Milano del primo Ottocento. Alla Mostra dell’Ottocento lombardo del 1900, infatti, presenta Il coro della chiesa di Sant’Antonio, mentre di poco successivi sono Tramonto, acquistato dal senatore Albertini, Interno della sagrestia della chiesa di San Fedele e Il Ponte di Porta Vittoria, tutti conservati in collezioni private lombarde. Alla Mostra di Milano per il Traforo del Sempione del 1906, presenta un disegno di Interno e un olio che ha come soggetto sempre un Interno dedicati entrambi a chiese milanesi. Dopo la Prima guerra mondiale, Achille Catteneo riprende ad esporre alla Biennale di Venezia del 1924, con un Interno della Chiesa di Sant’Angelo, mentre l’anno successivo tiene una personale alla Bottega di Poesia di Milano, in cui espone alcune opere che si avvicinano alla sensibilità plastica di Novecento e del ritorno all’ordine. Alla Biennale del 1926 espone Interno della Chiesa di Santa Maria dei Miracoli, Palazzo della Ragione – Bergamo e Interno della chiesa di Sant’Eustorgio – Milano. La tela dedicata all’Interno del Duomo di San Babila compare alla Biennale del 1928. Muore nel gennaio del 1931 a Milano, ma la sua opera Interno della Certosa di Pavia viene ugualmente esposta alla I Quadriennale di Roma dello stesso anno.

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