La biografia di De Corsi è emblematica per definire il carattere e comprendere la pittura di questo ”nobile - zingaro”. E’ una vita da vagabondo quella vissuta dal pittore fino all’incontro con Napoli. In questa città finalmente egli trova l’approdo ideale, il luogo dove mettere radici. Tuttavia Torre del Greco, ben presto, occuperà un posto privilegiato. L’incanto del posto, la festosa allegria degli scugnizzi, la serenità di una cittadina che viveva di corallo e mare; questi gli ingredienti che rendono agli occhi di De Corsi unico un paese di provincia. In particolare, la simbiosi Torre del Greco- mare, cosi naturale, è per il pittore un connubio magico. Per chi aveva sempre cercato di compenetrare e rappresentare quella sconfinata distesa di acqua, la città dovette apparire un piccolo paradiso. Quando il pittore arriva nella città del corallo, nel 1900, ha solo 18 anni. Vi giunge per trascorrere un periodo di vacanza con la madre. Ci ritornerà ogni anno, fino al 1934, quando si stabilisce definitivamente in città. Essendo poco più che adolescente al momento del suo arrivo a Napoli, lo si può considerare un pittore in fieri, la cui formazione avviene quasi esclusivamente in ambito partenopeo. Naturale, quindi, che egli rivolga lo sguardo alla scuola di Posillipo ed elegga suoi modelli Casciaro e Dalbono, le cui influenze sono evidenti nella sua prima produzione, durante la quale il pittore cerca ancora di elaborare un linguaggio autonomo. La pennellata e il modo di rendere il mare sono molto vicini a quelli di Dalbono, ed anche la rappresentazione del cielo, uno dei suoi marchi di ”fabbrica”, non ha raggiunto la qualità del periodo maturo. Eppure sono gia presenti alcuni degli elementi che ritorneranno nella sua produzione; su tutte la scelta iconografica, che rende il paesaggio marino assoluto protagonista, mentre le figure assumono il ruolo di contorno, di semplici comprimari, partecipi dello spettacolo della natura. I colori, altro elemento caratterizzante della sua arte, non hanno ancora raggiunto la solarità che riempie i suoi dipinti di un inebriante sapore mediterraneo. Col passare degli anni, tuttavia, il giovane artista acquisisce il ”mestiere” necessario per esprimere in maniera completa i suoi sentimenti nei confronti del mondo e del mare in particolare. Le barche di pescatori si perdono nell’azzurro del cielo e del mare, offrendo a De Corsi la ”materia prima” delle sue composizioni. Queste scene di vita semplici, sussurrate e non urlate, rispecchiano in pieno il carattere dell’artista che, rinunciando al guadagno facile producendo per mercanti, diventa unico padrone della sua ispirazione. Tuttavia, De Corsi non si ferma ai primi lusinghieri risultati. Vuole entrare nella natura, comprenderla e domarla. Verso la metà degli anni venti, il ciclo dedicato a Venezia apre nuove possibilità al pittore che al ritorno, con la serie di notturni dedicati alla festa dei Quattro Altari, offre una visione allo spettatore di incomparabile suggestione. Gli squarci di luce nel buio della sera, improvvise vampate di vitalità, irrompono con prepotenza nella composizione, che coglie in pieno il clima di festa dimostrando la maturazione avvenuta in questi anni. De Corsi non e più il ragazzo che si ripropone di penetrare nell’anima di una città, Torre del Greco, per carpirle il segreto che la lega al mare; è diventato egli stesso parte integrante di quella realtà, diviene il ”poeta del colore e calore” di Torre del Greco. Nelle sue opere esteriorizza il proprio mondo interiore. I colori della sua tavolozza sono i colori della sua città d’adozione. E’ finalmente divenuto parte integrante della città, al punto che Silvano Villani nel parlare del maestro afferma ”...e chi lo muove da lì (Torre del Greco), attenta alla sua vita. Ha più di settant’anni, ed è tutt’uno col paesaggio, con la gente, con l’anima di Torre.” E così De Corsi continuerà sino alla morte. Con la sua tavolozza e i pennelli insieme ai pescatori. Anche se la tavolozza, dopo la guerra, ha perso parte della sua vivacità. I dipinti divengono più meditati, più riflessivi. Sembra quasi che vi sia nella scelta dei colori la consapevolezza del crepuscolo che inesorabile si avvicina. E tuttavia non è possibile smettere di dipingere. E’ diventata la sola ragione di vita, insieme al mare. Si dice che le persone non muoiano, ma rimangano incantate. Se è vero, De Corsi deve aver rivolto il suo ultimo sguardo al mare. All’età di settantaquattro anni, nel 1956, muore a Torre del Greco.

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