Mario De Maria (Marius Pictor) nasce a Bologna nel 1852 da Fabio De Maria, medico e collezionista d’arte, figlio di Giacomo, scultore, allievo ed amico del Canova, e da Caterina Pesci. I suoi studi iniziano con l’apprendimento della musica e solo più tardi frequenta l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Grazie alle condizioni agiate della famiglia, compie numerosi viaggi e soggiorna nelle principali capitali artistiche europee. Tornato in Italia, a Roma, entra a far parte del gruppo “In Arte Libertas”. Il primo vero successo arriva con una mostra del 1886, dove le sue opere sono molto apprezzate dalla Regina Margherita. Il 14 luglio 1890 sposa Emilia Elena Voigt di Brema, figlia di Robert Voigt e di Wilhelmine Gerlach. Nel 1892 la famiglia, ad un anno dalla nascita del figlio Astolfo, che diverrà pure lui celebre ed affermato pittore, si trasferisce a Venezia, stabilendosi dapprima in un appartamento-studio alle Zattere. De Maria s’inserisce con grande vitalità nell'ambiente culturale cittadino partecipando attivamente alle battaglie impostate dal Molmenti per la salvaguardia del centro storico, alle discussioni relative all'organizzazione delle prime Biennali e alla vita sociale e culturale alimentata dalla presenza di Gabriele D'Annunzio, Eleonora Duse, Mariano Fortuny, Angelo Conti e di molti altri artisti impegnati nell'obiettivo di fare di Venezia un punto di riferimento nel campo delle manifestazioni artistiche internazionali. Il 1895 è l'anno del progetto per la facciata della sede espositiva della Biennale ai Giardini di Castello e della nascita della secondogenita Silvia. Nel 1904 Silvia muore lasciando il padre in uno stato di prostrazione dal quale fatica a riprendersi; si rifugia così a Berna per curarsi. Con il ritorno a Venezia riprendono anni di grande attività e de Maria sembra tornato all'energia di un tempo. La nostalgia per la mancanza della figlia Silvia continua però a tormentarlo, decide quindi di dedicare alla sua memoria una casa-simbolo in stile neogotico, le cui finestre - i Tre Oci - alludono ai tre superstiti della famiglia. I lavori di costruzione della Casa dei Tre Oci, di cui sono stati conservati i progetti e le fotografie, terminano nel 1913: d'ora in poi diviene questa la residenza veneziana della famiglia. L'amicizia con i maggiori artisti così detti decadenti ed estetizzanti del tempo, tra cui D'Annunzio per cui illustrò l'Isaotta e Gattadauro, ha fatto annoverare il De Maria in questa scuola. Le sue opere principali sono essenzialmente caratterizzate dalla presenza di notturni e di luci contrastanti. Ricordiamo Peste di Roma nel 600, Il fabbricante di scheletri, Monaci delle orbite vuote e Giornata Funesta. Per Malipiero fece il frontespizio delle Sinfonie del Silenzio e della Morte. Curò anche le scene per la rappresentazione al Teatro Costanzi di Roma, nel 1914, dell'opera Canossa. Passata la guerra, cambiati i tempi, scomparsa l’aristocrazia economica che aveva apprezzato i suoi quadri, forse un po' dimenticato dalle nuove generazioni, si spegne a Bologna a 72 anni di età. Riposa nella tomba di famiglia posta nel Chiostro Maggiore della Certosa di Bologna. L'epigrafe ricorda come 'spirito musicale, tradusse nel colore le parole dell'ombra e della luce come un antico e non potrà morire'. "Nipote del noto scultore bolognese Giacomo De Maria, si dedicò dapprima a studi musicali, frequentando poi l'Accademia di Belle Arti di Bologna sotto il Puccinelli. Nel 1880 è a Venezia, nell' 82 a Roma, ove vi restò fino al '92, per trasferirsi nuovamente a Venezia. A Roma, ove strinse amicizia con Vincenzo Cabianca, partecipò al movimento “In arte libertas”, esponendo con questo gruppo, e tenendo una mostra personale in via S. Nicola di Tolentino. Espone quindi a Berlino e a Londra, ottenendo successo. Inserito in un clima post-romantico, nutrito di letture visionarie da Poe a Hoffmann, divenne celebre come pittore di notturni, nei quali raggiunge una tensione emotiva ed un lirismo che lo accosta a certe composizioni di Friedrich. Sfiora anche impostazioni moderniste, senza pur tuttavia aderire al liberty."

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