Nato a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, il 12 agosto 1831. Dal 1848 al 1855 frequenta la facoltà Giurisprudenza all’'Università di Pavia. Parallelamente, dal 1848 al 1858, risulta iscritto alla Scuola di Pittura di Pavia, dove segue inizialmente i corsi di disegno e incisione di Cesare Ferreri, e poi quelli di pittura di Giacomo Trecourt. Qui frequenta Giovanni Carnovali detto il Piccio e ha come compagno di studi Tranquillo Cremona. Espulso dalla scuola, nel 1856 si trasferisce a Milano e l’anno seguente a Roma. Sono di questo periodo Cola di Rienzi che dalle alture di Roma ne contempla le ruine (1855, lo studio preparatorio è conservato nei Musei Civici di Pavia), con il quale fa la sua prima apparizione alle Esposizioni annuali di Brera nel 1856. A Roma, dove resta fino al 1858, entra in contatto con Domenico Morelli, Bernardo Celentano, Francesco Saverio Altamura, rafforzando le sue scelte antiaccademiche per una pittura basata sui valori cromatici (Raffaello e la Fornarina). E’ inoltre attratto dalle esperienze puriste di Adeodato Malatesta e del russo Aleksandr Andreevič Ivanov, come rivelano le due versioni di una Madonna col Bambino e San Giovannino (1857) e la pala dell’'Immacolata Concezione per il Duomo di Pavia (1857). Tornato a Pavia nel 1858, vince il concorso Frank della civica Scuola di Pittura con la grande tela Al cardinale Ascanio Sforza, vescovo di Pavia, trovandosi nel castello di Milano, viene presentato il modello del duomo di Pavia da tre deputati di quella fabbrica, onde averne qualche sussidio in denaro per dar mano al lavoro, come infatti avvenne (Pavia, Musei Civici). Tra le opere migliori degli anni Sessanta, si ricordano Romanza sul Ticino (1859) e Gondola di Tiziano (1861), entrambi nella Galleria d’'Arte Moderna di Milano, i due tondi con Natura morta (1862), Porta della casa degli Alighieri. Reminiscenze di Firenze (1859), esposto all’'Accademia Albertina di Torino e a Brera, Il beato Bernardino da Feltre, istitutore dei Monti di Pietà, durante la carestia, distribuisce ai poveri alcuni pani a lui donati dopo la predica (1861, Pavia, Santa Maria del Carmine), Battaglia di Varese (1859-1862, Pavia, Musei Civici). Nel 1861 si trasferisce a Milano, dove ottiene notevoli riconoscimenti, tra i quali la nomina di socio onorario di Brera nel 1862, dell’'Accademia di Modena nel 1864, dell’'Istituto di Belle Arti delle Marche, della Società degli acquafortisti di Parigi nel 1865, l’'invito del Comune di Pavia a far parte della commissione per il premio Lauzi nel 1863 e il successo degli acquerelli inviati all’'esposizione della Società degli acquarellisti di Bruxelles nel 1864. E’ presente alle esposizioni annuali di Milano e alle Promotrici di Belle Arti di Torino e Napoli. Tra le opere di questo periodo si ricordano L’'amore del poeta Sordello e Cunizza (1864, Milano, Pinacoteca di Brera), Cesare Borgia e Niccolò Machiavelli (1864, Pavia, Musei Civici), Gli scolari dell’'Alciato (1864), La lettrice o Clara (1865, Milano, Galleria d’'Arte Moderna), La suonatrice di liuto o Giada (1865), Sacrificio egiziano di una vergine al Nilo (1866, Roma, Galleria Nazionale d’'Arte Moderna). Dal 1865 inizia anche a dedicarsi all’'acquaforte, traducendo alcuni suoi dipinti e illustrando con quattro tavole l’edizione della Divina Commedia, commentata da Niccolò Tommaseo ed edita a Milano da Francesco Pagnoni (Il ritratto di Dante e i versi Inf., I, 61-63, Inf., V, 31-33 e Inf., VII, 7-9). Nel 1865 si trasferisce a Parigi, dove ottiene numerosi riconoscimenti: gli è allestita una mostra personale alla galleria Cadart & Luquet; il dipinto Borgia e Machiavelli è premiato con la medaglia d’'oro al Salon del 1866 e ancora all’'Esposizione universale del 1867 (terzo premio ex aequo con Eleuterio Pagliano), alla quale partecipa con altre opere. Sempre per il Salon del 1866 sono i bozzetti per due dipinti irrealizzati, Dante studia teologia a Parigi e Carlo V a San Juste; sono dell’'anno successivo il Carlo V e le Orge di Messalina. Torna in Italia nel 1867, prima a Sesto San Giovanni, poi a Milano, infine, a Roma. Qui realizza Serenata a Venezia, Convegno amoroso, L'’assassinata (1867, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), una serie di acquerelli con ciociari, popolani, figure in costume – che studia dal vero anche con il mezzo fotografico -, culminante nel dipinto Ciociari in piazza San Pietro (1868). Seguono l’'Autoritratto (1867, Roma, Galleria dell’'Accademia di San Luca), la Ciociara, la Giovinezza di Lorenzo il Magnifico, la Processione di Sant’'Anna al ponte Sant’'Angelo (entrambi a Roma, Galleria Nazionale d’'Arte Moderna) e le ultime acqueforti (Moribonda, Deposizione, Il compenso riservato dalla società degli artisti, di cui ci sono esemplari a Roma, Galleria Nazionale d’'Arte Moderna). Si trasferisce a Perugia, dove continua a dipingere. Sono di questo periodo estremo i bozzetti per l’'Interno della sala del Cambio (1869) e il dipinto Gli Etruschi a Perugia (1869, Perugia, Giunta Regionale Umbra). Muore suicida il 15 dicembre 1869 a Perugia.

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