Nato a Casale Monferrato il 2 maggio 1826, morto a Milano il 5 gennaio 1903. Frequentò l'Accademia di Brera allievo del Sabatelli, esordendo con dipinti di sapore neoclassico, ma nel 1848 lasciò gli studi per correre sulle barricate delle Cinque Giornate. L'anno seguente, arruolatesi nel battaglione bersaglieri lombardi, fu alla difesa di Roma con Luciano Manara, che gli morì tra le braccia. Nel 1859 combattè a Varese nelle file di Giuseppe Garibaldi, meritandosi una medaglia al valore. Era il tempo dei soggetti storici e patriottici: gli artisti pensavano all'Italia anche lontano dai campi di battaglia. Eleuterio Pagliano fu dei più fervidi. Il suo quadro La Aldobrandini che rifiuta di ballare con Maramaldo richiamò l'attenzione e segnò un passo decisivo nella carriera dell'artista, e il quadro La morte di Luciano Manara (1884) alla Galleria d'Arte Moderna di Roma è, fra questi, uno dei più conosciuti. La vendetta degli Amadei; La presa del cimitero di Solferino; La ragion di Stato sono altre sue opere tipiche nel campo della pittura storica. A questi quadri alternò lavori di diversa ispirazione, come Giuditta e San Luigi Gonzaga, (1851), nella Galleria d'Arte Moderna di Torino. Poi venne il periodo delle pitture decorative, ed egli eseguì i velari dei teatri di Como e di Verona; le due allegorie Venezia e Napoli, nella stazione Centrale di Milano, ora demolita; gli affreschi Africa ed Agricoltura, nella Galleria Vittorio Emanuele di Milano. Ma suoi capolavori sono i due quadri: La morte della figlia del Tintarella e L'estate di San Martino, posseduti dalla Galleria d'Arte Moderna di Milano con altre venti opere e molte acqueforti, nelle quali pure rivelò la sua agile forza di disegnatore, forse meglio che nei dipinti. Affermò presto le sue caratteristiche peculiari di pittore dalla pennellata facile e armoniosa; non subì influenze né ebbe crisi di coscienza artistica nella sua lunga e fortunata carriera; la sua tecnica solida, chiara e descrittiva senza banalità, bastò sempre a realizzare tutto ciò che egli si propose di narrare. Altre sue opere sono: Gli uccisori del Buondelmonti; Maramaldo, colla quale conseguì il gran premio governativo e il premio Mylius ad un concorso all'Accademia di Brera, e che fu acquistata, nel 1872, dal Kedivé d'Egitto. Poi: In sacrestia (1885) nella Pinacoteca di Brescia; Domina nella Galleria d'Arte Moderna di Torino; La dichiarazione nel Museo Revoltella di Trieste; Interno di Sacrestia e Pila d'acquasanta, ambedue esposte a Milano nel 1903, oggi nella collezione Turri di Milano ove si trova anche La morte di Luciano Manara, bozzetto del quadro che è a Roma; Zeusi e le fanciulle di Crotone; L'inventario; La lezione di geografia, premiata con medaglia d'argento all'Esposizione di Parigi nel 1878; Il passaggio del Ticino nel 1859; Nel mio studio; La giuocatrice di volano, nella raccolta Carraro a Milano; Il liuto; La partenza dalla casa paterna di una contadina fatta sposa; Fazio strappato a forza dal tempio di Santa Sofia in Costantinopoli per ordine dell'imperatrice Teodora: queste ultime tre collocate nella Pinacoteca di Brera; Lavanderia e L'origine della Compagnia della Misericordia, entrambe esposte a Milano nel 1900 in occasione della Mostra della Pittura Lombarda del secolo XIX. La Galleria d'Arte Moderna «Paolo e Adele Giannoni» di Novara possiede settanta sue opere fra studi, acquerelli ed acqueforti. Coltivò con successo anche la litografia. Si ricordano le dodici litografie sue per la «Storia del Monferrato del sec. XVI narrata da Pietro Gorelli» di O. Cappello. Maestro di Uberto dell'Orto, A. Glisenti, Pompeo Mariani, D. Pesenti. Anche Tranquillo Cremona ne rimase influenzato.

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