Nacque a Milano nel 1839. Scarsissime sono le notizie biografiche sulla sua giovinezza. Partecipò comunque insieme allo zio Angelo Trezzini (cognato di Domenico Induno) alla campagna del 1859. Frequentò inoltre Brera dal 1853 al 1858. Nel ‘66 metteva radici a Davesco da dove raramente si spostò e questo forse fu un limite per la sua pittura. Partecipò comunque a mostre italiane (ad esempio ad Asti, all'Esposizione artistico industriale dove ricevette una medaglia nel 1869, a Milano nel 1872 e nel 1881, a Torino nel 1880 con Veduta di Davesco e nel 1884 con Ottobre). Nel ‘75 riceve il premio Mylius. Fu pittore quasi esclusivamente di paesaggi ("pittore monogamo quasi senza infedeltà", Adriano Soldini); ebbe sempre a che fare con problemi economici, vendeva, anzi svendeva, le sue tele ai turisti germanici. Qualche volta compose ritratti, assai più raramente trattò la pittura di genere (La lezione, col frate cappuccino che fa scuola, in un interno di cucina, a due bambine). I suoi paesaggi sono quasi sempre vedute precise, colte in plein air, del lago di Lugano visto da Davesco, da Cureggia, da Paradiso. Fu, per dirla col Martinola, pittore "montanino" e "lacustre". Il Preda, pur dipingendo dal vero, non scade mai in un trito verismo e neppure, malgrado la ripetizione del soggetto, nella noia. I suoi quadri sono popolati da figure: contadine con la gerla, lavandaie (dove si rintraccia forse qualche eco di Mosè Bianchi), o signore "bene" con l'ombrellino aperto per ripararsi dal sole. Qualche volta si spinge a Campione (Madonna dei Ghirli) o sul lago Maggiore, in Engadina, in Liguria, non mai invece sul lago di Como. Probabilmente non si recò neppure in Olanda, nonostante ci siano alcune sue tele raffiguranti mulini e paesaggi olandesi, forse eseguiti direttamente dalle fotografie. Altre volte nei suoi paesaggi inserisce animali, mucche, capre (Vacche all'abbeveratoio), asini (Sette asini alla fontana, palizziano nella resa della pelliccia). Fu legato da profonda amicizia con un altro ticinese, Luigi Monteverde, il quale, un'estate del 1888, affittò un roccolo sul Monte Boglia, ospitando l'amico Preda (così parlerà in un'intervista apparsa sul giornale "Genevois" nel 1894: "Nous vécûmes toujours dans la plus parfaite harmonie: la peinture ne nous divisa jamais").

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