Nato a Firenze il 18 agosto 1835, mortovi il 10 febbraio 1901. Fu avviato allo studio dell'arte dal padre, Giovanni, modesto pittore del Granduca di Toscana, copiatore di gallerie. « L'arte e la patria occuparono interamente il nostro giovane pittore, che nel 1853 e nel 1854 si gettò con altri nelle cospirazioni mazziniane » (Enrico Somare, « Storia dei Pittori Italiani dell'ottocento » >. Nel 1856 si recò a Venezia per studiare non solo nei Musei, ma per le calli e per i canali, e quivi strinse amicizia con molti artisti stranieri. Al suo ritorno in Firenze, ebbe i primi lavori rigettati dalla mostra Promotrice e fu attaccato dalla critica dei giornali conservatori che tenevano a discutere in vario senso la tecnica dei Macchiaiuoli e quella del Signorini in particolare. Da quest'epoca e per molto tempo la sua vita fu una lunga odissea artistica attraverso le città dell'Italia e dell'estero. Fu a Siena, a Roma, a Napoli, a Parigi, a Londra, poi a Ravenna ed a Vinci, dove illustrò con acqueforti il libro su « Leonardo » dell'Uzielli, indi nuovamente a Parigi, a Londra, nella Scozia. La natura ebbe in lui un interprete appassionato, libero e personale; ardito nel cogliere la giustezza dei toni, nel trascurare la forma delle cose per la resa immediata del colore, come lo dimostrano le numerose tavolette abbozzate rapidamente, piene d'ombre e di luci riportate dal vero con l'arditezza della larga e franca pennellata. « Il pregio maggiore e assoluto della pittura del Signorini — scriveva l'arguto e battagliero Adriano Cecioni — è il sentimento dell'intonazione in tutti i suoi lavori; anche nei più scorretti il sentimento dell'intonazione non manca mai». Dato il gusto dell'epoca, si può capire come alcuni suoi lavori eccessivamente arrischiati nel chiaroscuro (e lo stesso Signorini lo riconobbe) sollevassero aspre critiche. Il ghetto di Firenze, ora nella Galleria d'Arte Moderna di Roma, fu detto da Camillo Boito, «senza disegno, senza forma, violentissimo di colore». Ancor oggi si giudica cosi eccessivamente; ma questi giudizi eccessivi tanto nuocciono al critico quanto giovano all'artista. Infatti, il Signorini camminò verso un'arte sempre più pacata e più solida. Intorno al 1880 egli raggiunse la perfezione di una seconda maturità. « È l'epoca di Settignano. Un sentimento d'allegrezza umana e quasi di entusiasmo pittorico, come per una vita che trascorre via, coi suoi costumi gentili e con la sua parlata leggiadra, limpida nella luce varia di ogni giorno, circola sulle piazzette sparse di fanciulli e sulle strade dove le comari si incontrano fermandosi a chiacchierare, risplende fra le bigherinaie e fra gli ulivi dei suoi elegantissimi dipinti settignanesi: All'arcolaio; Bigherinaie a Settignano; Fra gli ulivi a Settignano; Contrada di Settignano; Piazzetta di Settignano. Non è solamente la misura libera e perfetta dell'intonazione, o l'armoniosa agilità del discorso figurativo, né solo l'andamento idillico e locale, che ci comprenderanno di meraviglia, davanti a questa specie di canzoniere pittorico ma, insieme a tutte queste cose, anche il rigore sintattico del contesto, l'ordine del suo sviluppo, la sua moderna classicità riassuntiva, che vi si compone a guisa di una figurazione ideale ». (Enrico Somare, opera citata). Dopo aver toccato il massimo splendore dei luminosi chiaroscuri fusi nell'aria aperta, come nelle opere Portoferraio; Pian Castagnaio e la già citata Piazzetta di Settignano, « dovevano — come chiaramente rileva il Somare nel suo affettuoso giudizio — nell'ultima stagione artistica della sua vita, apprendere col sentimento anche il colore della serenità, giungendo alla chiarezza di una gamma senza contrasti. È questa l'epoca finale che si può chiamare dell'impressionismo signoriniano, e più signori-niana che impressionistica». Sono di questo ultimo periodo: Ricordi di Rio maggiore; Marina all'alba; Ragazzo alla marina; Ragazza alla marina; Figura di marinaio; Pioggia sulla terrazza; Bambini colti nel sonno; Giardino a Gareggi; Terrazza a Riomaggiore. Altre sue opere sono: Pioggia d'estate e Una Via di Ravenna, collocate col menzionato Ghetto di Firenze nella Galleria d'Arte Moderna di Roma; Giornata di vento, nel Museo Civico di Torino; Paesaggio e Tessitrice, nella Galleria d'Arte Moderna di Milano; Bivacco, nella raccolta della Società Artisti e Patriottica di Milano; Domenica a Londra, in quella di donna Giulia Crespi-Morbio; Carbonai, di proprietà del prof. Mario Nelli di Firenze; Il mereiaio della Spezia; Il ritorno dalla Capitale; Mercato del pesce a Lerici; La primavera; Signora al pianoforte; La sala delle agitate, nella Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Venezia; Avanti a braccia; All'abbeveratoio; L'inverno nei dintorni di Firenze; Novembre; Vinci; Due dame; Ponte a Mensola presso Firenze; Ponte Vecchio; Leith, nella Galleria d'Arte Moderna di Firenze; Monumento a Walter Scott (Edimburgo); High Street (Edimburgo); Donne sulla strada di Settignano; La nonna; Il bagno penale di Portoferraio; Il vecchio mercato di Firenze; La «toilette» del mattino; Il ponte di Vigo a Chioggia, ultima sua tela, grigia e triste, rimasta incompiuta.

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Il rio a Riomaggiore

Olio su tela

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L'arcolaio

Olio su tavola

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