Nato a Castellammare di Stabia il 15 dicembre 1859, vivente. Ebbe a Napoli come primo maestro l'olandese Van Haanen, ma ben presto si recò a Venezia dove studiò con Pompeo Marino Molmenti. Espose il suo primo quadro, Pescheria vecchia a Venezia, alla Biennale di Venezia del 1887, quadro che ebbe grande successo e fu acquistato dal Governo per la Galleria d'Arte Moderna di Roma. Da allora espose a quasi tutte le principali mostre italiane. A Roma, nel 1911, diede alla pittura religiosa un'opera notevole vincendo uno dei grandi premi per pala d'altare con La deposizione della Croce, che è oggi collocata nel Museo di Buenos Aires. Espose frequentemente all'estero: a Parigi, a Monaco di Baviera, a Vienna, a Budapest, a Londra, a San Francisco, a Bruxelles, dove nel 1915 il suo quadro La gomena (conservato nella Galleria d'Arte Moderna di Roma), ottenne il gran premio assegnato all'Italia. Nel 1919 ordinò a Milano una mostra personale. Pittore fortunato, ebbe sempre il favore del pubblico e della critica per la sua arte facilmente comprensibile, chiara, senza problemi né tormenti. « Salubre e serena, l'arte sua ignora la bruttezza » (Ugo Ojetti). Questa assenza del dolore, cioè del dramma della vita, distende, secondo alcuni critici, sulla sua pittura un'aura di superficialità. Ma la grande abilità tecnica, la felice disinvoltura, il raro virtuosismo degli scorci e degli effetti di luce, la vivacità del colore e la scelta dei soggetti sempre all'aria aperta, hanno dato all'opera di Ettore Tito un inconfondibile prestigio. Le sue grandi composizioni allegoriche sono state eseguite su pareti affrescate e in queste si nota una spiccata ispirazione tiepolesca. Ed anche nelle altre opere è palese l'influenza della pittura del settecento veneziano. Alcune sue opere sono: Ampio orizzonte; Discesa; Autunno, nella Galleria d'Arte Moderna di Roma; Baccanale, in quella di Milano; La nascita di Venere; In Laguna e Trionfo di Venezia, nella Galleria Pesaro a Venezia; Bocca di Papa, nel Museo Civico di Torino; Ritratto del prof. Franco, nel Museo Civico di Verona; Ninfe e Chioggia dopo la pioggia, nella Galleria « Ricci-Oddi » di Piacenza; Bovi, nella Galleria «Paolo e Adele Giannoni » di Novara ; Adamo ed Eva, nella collezione del comm. dott. Guido Antonioli; Il corsaro, in quella del cav. Giovanni Bianchi; Lago di Alleghe e La domenica a Fobello, già nella galleria del comm. Paolo Ingegnoli; Fondamenta, di proprietà del dott. Giovanni Rasini; L'attesa, nella raccolta del comm. Mario Rossello di Milano; Il disegno e Le pelatrici di noci, entrambe a Londra; Chioggia, nel Museo del Lussemburgo a Parigi; In Laguna, a Budapest; Il centauro; Girotondo; Solitudine; Samaritana; Vecchia e bambino; Dal « belvedere » ; Vicolo di paese. Il conte Volpi di Misurata conserva nella sua quadreria L'Aurora, oltre a diversi ritratti di familiari. Sono pure del pennello di Ettore Tito gli smaglianti affreschi nella Villa Berlin-gieri a Roma. Con l'affresco sulla vòlta della Chiesa degli Scalzi a Venezia, opera di vasta mole portata a termine nel 1933, egli ha sanato una dolorosa ferita di guerra inflitta all'arte e alla pietà religiosa dei veneziani, che il 24 ottobre 1915 avevano perduta la mirabile finestra aperta nel cielo dal pennello di Giovan Battista Tiepolo. Ettore Tito ha avuto il più alto riconoscimento ufficiale con la nomina ad Accademico d'Italia nel 1929, al costituirsi dell'Istituto, tra le prime nomine proposte al Re dal Capo del Governo per la classe delle Arti.

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